Trattato della Pittura di Lionardo da Vinci
1651
Giacomo Langlois, Paris
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I353
Impossibile è che la pittura imitata con somma perfettione di lineamenti, ombre, lume, e colore, possa parere del medesimo rilievo qual pare esso naturale, se già tal naturale in lunga distanza non è veduto da un sol occhio. Provasi: Siano gl'occhi A. B. li quali vegghino l'obbietto C. col concorso delle linee centrali de gl'occhi A. C. e B. C. dico che le linee laterali di essa centrale vedono dietro à tal obbietto lo spatio G. D. e l'occhio A. vede tutto lo spatio F. D. e l'occhio B. vede tutto lo spatio G. E. Adunque li due occhi vedono di dietro all' obbietto C. tutto lo spatio F. E. per la qual cosa tal obbietto C. resta trasparente, secondo la definitione della trasparenza, dietro la quale niente si nasconde: il che intervenir non può à quello che vede con un sol occhio un obbietto maggior di esso occhio. E per quello che si è detto potiano concludere il nostro quesito, perché una cosa dipinta occupa tutto lo spatio che hà dietro à se, e per nissuna via è possibile veder parte alcuna de campo che la linea sua circonferentiale hà dietro à se.